martedì 10 giugno 2008

AUTOGIUSTIFICAZIONE

Per sua natura l'uomo è portato ad incolpare gli altri dei propri errori. Come quel ragazzino che provocò un allarme generale posando il piede sulla coda del gatto. La madre, che dalla stanza vicina aveva sentito il forte miagolio dell'animale, gridò: "Smettila di tirare la coda al gatto!". Il bimbo, per difendersi, rispose: "Mamma, non sto tirando la coda al gatto, ci sono solo sopra; lui si è messo sotto il mio piede!". Forse possiamo sorridere al maldestro e umoristico tentativo di attribuire la colpa all'innocente gatto; però, come spesso accade, mentre scorgiamo chiaramente la "pagliuzza" nell'occhio dell'altro, siamo ciechi per la "trave" nel nostro occhio. Gli uomini cercano più di giustificarsi che di riconoscere il vero stato delle cose. Visto dalla prospettiva di Dio il nostro punto di vista è il più delle volte mortificante, giacché Egli dichiara che ogni nostra "giustizia è diventata come un abito invecchiato". Nonostante Dio abbia tracciato molto chiaramente la via della salvezza, l'uomo persiste nel volersi tirare fuori "con i legacci delle proprie scarpe", cioè con i propri mezzi. Perché questo? Vedi, quando Dio creò l'uomo, lo fece perfetto e lo pose in una felice condizione, per lui era una gioia passeggiare nel fresco della sera con il Signore. Ma dopo il peccato, la natura umana fu avvelenata. Le migliori azioni degli uomini sono macchiate e Dio è ignorato. Sedotto dal peccato, l'uomo non è in grado di riconoscere la sua attuale condizione e inutilmente s'immagina di piacere a Dio con le buone opere. Peccatore, svegliati! Prima che tu possa piacere a Dio, devi essere "giustificato per la Sua grazia". Smettila col tuo folle tentativo e comincia ad avere fiducia in Colui che ha detto: "Venite a me, e io vi darò riposo"!

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